I Castelli Incantati

Giovedi 28 Giugno. Ore 7.30.

Si Parte! Destinazione Ariccia.
Il coro “La Voce dei Colori” di Torino, progetto terapeutico dell’Asl To2, partecipa al Festival per cori di musica popolare “I castelli incantati” che si svolge nella zona dei Castelli Romani
Oltre a voler essere un’esperienza musicale che premi gli sforzi fatti e il lavoro svolto in questo senso, vuole e deve essere un mettere in pratica, attuare e rendere vive le idee, le nozioni teoriche che stanno alla base del valore terapeutico di questo progetto.

E questo progetto nasce sulla base di alcune considerazioni su

La funzione terapeutica della Musica

Se è vero che dagli stessi bisogni e dagli stessi problemi, nonché dall’esigenza propria a tutti gli uomini di comunicare, nasce l’espressione artistica, espressione che permette di andare oltre a ciò che si può raccontare con il linguaggio verbale, attivando una comunicazione simbolica, allora è nell’arte che va ricercata la chiave per parlare al sé profondo dell’uomo, alla sua necessita di veicolare emozioni e di dar loro un significato.
Prendendo in prestito le parole del musicologo francese Jean-Jacques Nattiez possiamo affermare che “…… un oggetto qualsiasi prende un significato per un individuo il quale lo coglie quando mette quell’oggetto in relazione con certi settori del suo vissuto, vale a dire con l’insieme degli altri oggetti che appartengono alla sua esperienza del mondo.”
Qualsiasi oggetto, creato dall’uomo o esistente in natura, racchiude questo potenziale evocativo di un significato, che si può solamente cogliere e non pensare, ed, in modo particolare, “l’oggetto artistico”. Un quadro, una scultura, una foto, un brano musicale…….
Ecco perché l’ascolto di quel brano musicale, solo quello, mi suscita determinate emozioni. Sono riuscito a metterlo in risonanza con alcuni aspetti significativi della mia vita, ad associarlo ad immagini, profumi e percezioni.
Ha reso possibile l’accesso a luoghi altrimenti inviolabili della memoria, consentendo il riemergere di sensazioni remote, sopite nell’inconscio.
La musica, infatti, appartiene ad una sensazione interna che nasce dall’esperienza conoscitiva e tramite l’udito si integra con ricordi, pensieri, sentimenti, memorie, sogni, immaginazioni e propositi. La sensazione esterna è comune a tutti gli uomini, quella interna è invece individuale e privata.
E se la sensazione interna è patrimonio di ogni singolo essere umano, l’importanza, invece, dell’universalità dell’espressione musicale, ci è tramandata sin dalla notte dei tempi, attraverso leggende relative alla sua origine, quasi sempre divina e mai attribuita al genio dell’uomo, presenti in tutte le culture.
I nostri antenati attribuivano al suono un potere magico, un potere sia sul mondo naturale che sulla possibilità di creare e mantenere la vita e alla musica viene dato il compito di sconfiggere l’angoscia dell’isolamento in un mondo spesso percepito come ostile, di dare un senso di finalità e di ristabilire l’armonia e l’ordine del nostro universo.
Inoltre, come narra un’antica leggenda: “quando una stessa musica risuonerà contemporaneamente in tutti i luoghi del pianeta, la terra farà un salto di qualità, diventando capace di accordare fra loro i molteplici suoni presenti sulla sua superficie e di fonderli in un’unica melodia…” ad essa viene attribuito il potere di unificare.
Unificare, fondere e non livellare; fungere da trait d’union fra le differenze per sottolineare le similitudini.

La Socializzazione nell’attività di gruppo

Negli anni l attenzione sull’importanza del gruppo e di ciò che a livello relazionale avviene al suo interno, sono stati oggetto di studi, sviluppando varie teorizzazioni sulle dinamiche dei gruppi incentrate sull’assunto di base che esso sia ben più della somma dei singoli partecipanti.
Cardini trasversali ai vari contributi offerti da diversi autori che si sono applicati a questo studio ed ai vari principi interpretativi emersi, sono una serie di caratteri comuni che sono ritrovabili all’interno di ogni gruppo e che ne sottolineano l’importanza per la maturazione evolutiva delle persone: l’interdipendenza, il senso di radicamento ed appartenenza, la coesione di gruppo, la definizione della leadership, la socializzazione
L’attenzione soprattutto a quest’ultimo aspetto è alla base della proposta dell’attività del gruppo coro del DSM, proposta partita dall’idea che all’interno di un gruppo si stabiliscono legami soggetti a un cambiamento, punto focale di un intervento che vuole essere terapeutico, che derivano da una interferenza fra le condizioni individuali, caratteristiche di ciascun partecipante, e quelle gruppali, dovute alle interazioni sociali e alle percezioni interpersonali
Cambiamento che, come espresso da U. Galimberti (1992), può essere facilitato dal fatto che nel gruppo è possibile: “….

  • il raggiungimento di un livello di sicurezza garantito dall’appartenenza al gruppo che consente, con la sua protezione, di rischiare senza troppa ansia anche in terreni mai esperiti;
  •  il controllo della dinamica della colpa perché condivisa con il gruppo e quindi più facile da controllare;
  • l’accelerazione dei processi di apprendimento perché il gruppo serve da feedback continuo mediante il paragone con gli altri, e quindi come mezzo per conoscere continuamente i risultati raggiunti;
  • l’aumento dell’efficienza e della funzionalità delle difese perché, seguendo la legge del successo all’interno del gruppo, verranno ad essere potenziati quei meccanismi che hanno determinato un effetto positivo, e verranno abbandonati quelli che, al contrario avevano fallito in loro scopo;
  • l’influenza sul ritmo di sviluppo intellettuale per il rapporto che esiste tra processi intellettivi e linguaggi, e tra il linguaggi e la comunicazione che nel gruppo è potenziata;
  • la maturazione affettiva facilitata nel gruppo rispetto alla condizione isolata e, controllata nelle manifestazioni delle pulsioni che l’individuo può anche non saper regolare da solo.

Nel gruppo si sperimentano, dunque, le proprie competenze sociali, la propria capacità di condividere spazi ed esperienze e si sviluppa la capacità di accogliere gli altri ed entrare in empatia con loro.

La particolarità del gruppo Coro

Il coro nasce dalla combinazione fra la consapevolezza degli operatori del dipartimento del valore terapeutico e socializzante della musica, anche nella sua dimensione di produzione canora corale, e dalla contemporanea presenza nel dipartimento di persone appassionate al canto e alla musica, pazienti e personale, che hanno deciso di impegnarsi nella realizzazione di questo progetto.
Gli obiettivi del gruppo coro hanno dunque una duplice valenza.

  • Da una parte quelli terapeutici: utilizzare le caratteristiche della polifonia vocale per lavorare sulle capacità relazionali, i meccanismi di difesa, l’integrazione e le capacità di socializzazione dei pazienti.
    La musica e la polifonia dunque come facilitatori per il raggiungimento di quegli obiettivi intrinsechi ad ogni attività gruppale.
    Nel coro la propria voce, espressione della propria individualità, acquista valore nell’unione con le altre voci e nel senso che quest’insieme da alla realizzazione di un brano in comune.
    Nel coro, nel lavoro del coro, si sperimentano insieme, di volta in volta, la fatica, la frustrazione degli insuccessi, la soddisfazione per i successi, la necessità della coesione, del contributo di tutti.
  • Dall’altra quelli espressamente artistici: proporre, ascoltare e scegliere dei brani di vari generi musicali, scritti o adattabili per il coro e che piacciano e divertano i cantori, al fine di realizzare il repertorio da proporre in pubblico.

Lotta allo stigma

A 30 anni dalla legge Basaglia il paziente “psichiatrico” nell’immaginario dei più viene ancora visto come strano e bizzarro se non pericoloso “per se e per gli altri”
A questa immagine distorta della malattia mentale contribuiscono senza dubbio i mezzi di comunicazione, che tendono ad enfatizzare atti delittuosi e cruenti compiuti da “folli”, spesso dando informazioni confuse o del tutto errate (in cui abusatori di sostanze,oligofrenici, depressi e schizofrenici vengono accumunati , e l’idea predominante è quella del “raptus” che rende all’improvviso il malato di mente privo di controllo ed imprevedibile nei suoi atti).
Gli stereotipi del “matto da barzelletta” e del “serial killer” dei film thriller obbligano continuamente i pazienti sofferenti di patologia psichiatrica a relazionarsi con un “altro” diffidente se non spaventato.
Il pregiudizio nei confronti del malato contribuisce ad aumentare le già grandi difficoltà nel reinserimento sociale e lavorativo, spesso vanificando faticosi processi riabilitativi.
Il Gruppo coro è inserito nei progetti del Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl 2 di Torino che è un servizio inserito in un contesto di rete nell’ambito della cura e riabilitazione psichiatrica . E’ rivolto a persone adulte, sofferenti di patologie psichiche che ne hanno determinato difficoltà in ambito familiare, sociale, lavorativo e che necessitano pertanto, parallelamente ad un intervento terapeutico, un intervento atto a favorire il reinserimento nel tessuto sociale. Tale intervento viene svolto stimolando i pazienti a “tirare fuori le abilità e le competenze” che già posseggono ma che la malattia ha nascosto e che si intravedono.

Quindi si parte.
Con grande soddisfazione ci accorgeremo che l’esperienza ci permetterà di mettere in pratica molto di quello che si era pensato.
Ci aspetta un’accoglienza calorosa sulla base di un riconoscimento del lavoro musicale svolto, ma anche una, discreta, attenzione alla nostra particolarità, unicità, esattamente come per tutti gli altri gruppi partecipanti.
Incontreremo persone con le quali, grazie ad una passione comune, riusciremo a stare insieme e a comunicare anche al di la delle differenze linguistiche, sociali e culturali.
Ci sperimenteremo in situazione di tensione emotiva, nello sforzo di far arrivare ad un pubblico attento, il lavoro svolto, la fatica delle prove e , la difficoltà di aver cambiato direzione, modalità di lavoro, repertorio ed aver introdotto una forte componente musicale.
Faremo i turisti, sperimentando le conseguenze positive che il vedere il “bello” può avere sulle persone.
Assaggeremo cosa vuol dire fare vita di gruppo: l’aspetto cameratesco, certo, ma anche la condivisione forzata degli spazi, l’attenzione ai tempi di tutti che devono però essere funzionali a quelli del gruppo, la necessità di dirsi le cose e di trovare il modo migliore di farlo.
Faremo una bella esperienza terapeutica, se per terapeutico intendiamo un momento che permette di sperimentare emozioni che restano e che mi possono aiutare a migliorare.

Piera Candeletti, infermiera professionale Asl 2
Marzia Gentile, educatore professionale coop. Zenith
Giacomo Viglieroni, educatore professionale coop. Zenith
Antonio (Mauro) Sarcinella, musicoterapista